Nella Rufina vendemmia di altissima qualità, ma il calo produttivo è notevole. Richiesto l’intervento delle istituzioni per siccità, gelate e danni da fauna selvatica.

La vendemmia 2017 è in fase di completamento e si possono tirare ormai le somme di questa difficilissima annata.

Annata tormentata da eventi atmosferici estremi e che raramente si presentano insieme in una stessa stagione. Una situazione che ha richiesto continui interventi da parte dei viticoltori ed un lavoro straordinario di grande impegno. Le gelate primaverili avevano colpito solo i vigneti con quote più basse, vicino al corso dei fiumi Arno e Sieve. L’accensione di fuochi notturni aveva contenuto i danni a un numero ridotto di piante. In seguito, però, la stagione è proseguita in assenza di piogge determinando uno stato di siccità e con temperature piuttosto alte. La situazione geografica dei vigneti della Rufina ha contribuito a contenere i danni, ma in alcune posizioni della denominazione le piante sono entrate in stress producendo frutti più piccoli, con bucce più spesse e poco succo. Grazie a questa particolare disposizione dei vigneti la perdita media si attesta su un valore del 30-35%, ma con punte che sono arrivate al 60% nei vigneti più bassi, dove si è aggiunta l’altra calamità costituita dai cinghiali e dai caprioli che hanno attaccato i grappoli d’uva per dissetarsi.

In compenso la qualità delle uve portate in cantina è apparsa da subito eccezionalmente alta. La siccità non ha permesso il proliferare dei vettori delle malattie della vite, così anche gli interventi di antiparassitari sono stati ridotti al minimo e non solo nei vigneti in regime biologico. La freschezza dei terreni e le temperature notturne tipiche del clima appenninico hanno contenuto il generalizzato anticipo delle maturazioni.

L’arrivo delle piogge di metà settembre ha consentito di raccogliere le uve in uno stadio di maturazione più corretto, rispetto alle vendemmie precoci.

Una vendemmia bifronte, in conclusione.

Sul fronte qualità si prevedono vini di ottima struttura e complessità, unite alla classica eleganza che contraddistingue il territorio del Chianti Rufina. La quantità sarà comunque ridotta e solo i consumatori più avveduti e più solleciti riusciranno a conquistare delle grandi bottiglie.

Sul fronte economico, invece, la situazione è molto seria per tutta la Toscana. Per questo motivo l’AVITO, il consorzio che raggruppa e rappresenta tutti i Consorzi Toscani, avanzerà una richiesta articolata di interventi presso le istituzioni regionali e nazionali.

I temi principali sui quali verteranno le richieste di intervento sono la siccità e una migliore e meno burocratizzata gestione delle riserve idriche, la dilazione degli impegni finanziari per le aziende, la risoluzione del problema della fauna selvatica che attualmente distrugge una parte molto consistente del prodotto agricolo, oltre ad invadere pericolosamente le strade e gli spazi pubblici.

Paolo Valdastri
Ufficio Stampa, Consorzio Chianti Rufina